Con la circolare di
novembre 2011, FIT ha introdotto i nuovi tariffari, contenenti un generale
aggravio delle già rilevanti imposte a carico dei tesserati e degli
organizzatori.
E’ soprattutto la
sfera agonistica ad essere colpita, dal costo della tessera atleta (da € 25 a €
44 se 1ª-2ª categoria - riferita al 2011), al costo pro-capite di
partecipazione (da € 2 a € 3), passando per la tassa torneo (da € 50 a € 100).
Viene comunque
colpito in modo significativo anche il mondo non agonistico, ove il costo della
tessera atleta passa da € 10 a € 16; inoltre vengono introdotti ex novo alcuni
massimali, inerenti sia il limite massimo dei montepremi in denaro (da € 5.000
max per un open, a € 300 per un limitato 4ª), sia le quote di iscrizione, di
competenza dei circoli organizzatori (€ 30 max se con montepremi superiore a €
1.000, € 20 max con montepremi inferiore).
Sono numerosi i
motivi per i quali i tariffari sono destinati ad essere accolti negativamente
dalla maggior parte degli utenti.
In primo luogo, i
rincari sanciti mal si inseriscono in un quadro di generalizzata crisi
economica: con i tempi che corrono, il beacher di base verrà probabilmente
indotto ad una maggiore attenzione su quanto effettivamente gli incida
quest’insana passione, e non è impensabile che in futuro il bilancio imponga il
pagamento di una bolletta in più e la partecipazione ad un torneo in meno.
In secondo luogo,
siamo in presenza di una escalation perversa: a partire dall’attimo zero della
riunificazione in FIT, i balzelli federali sono lievitati ad ogni piè sospinto,
con l’aggravante che il sempre crescente flusso di denaro portato nelle casse
federali da ogni singolo giocatore ed organizzatore, e quindi dall’intero
movimento del BT, è stato insufficientemente restituito da FIT in termini di
servizi offerti.
La verità ultima
sta nel fatto che il beacher qualunque, alla fine della fiera, finisce per
spendere un sacco di soldi senza aver niente, o poco, come contropartita: in
particolare, egli non è tutelato da un regolamento decoroso, e ne è premiato da
una attenta computazione dei suoi sforzi sportivi, come le classifiche di
fresca uscita stanno a dimostrare.
Lacunose,
incomplete, in alcuni casi addirittura impossibili: le graduatorie emesse da
FIT sembrano affidabili solamente per i primi 50 player o, al massimo, fino
alla seconda categoria. Gli altri, tanto per cambiare, sono carne da macello.
La stagione che ci aspetta sarà dunque governata da una classificazione
realizzata con metodi empirici, largamente fallata da sviste clamorose e dall’assenza
a referto di un numero cospicuo di tornei.
E non nascondiamoci
dietro un dito: quelle sono e quelle rimarranno. Non sono molte infatti, le
probabilità che le classifiche emanate da FIT nei giorni scorsi possano essere
riviste e corrette in maniera significativa, con l’integrazione dei cosiddetti
tornei “fantasma”, rivendicati con cognizione di causa o meno dai circoli
organizzatori, o per effetto di reclami di singoli atleti, le cui modalità di
presentazione sembrano concepite per impedirne la presentazione.
FIT continua
imperterrita per la sua strada, fatta di imposizioni dall’alto e di una quasi
assoluta incapacità di reperire le istanze, minime e legittime, dei praticanti,
e la distanza che la separa dalla realtà del mondo del beach appare via via
sempre più ampia: non sono esattamente queste le circostanze auspicate alla
vigilia del famoso anno zero.
Il BT ha dimostrato
con i fatti di volere FIT: che ora FIT dimostri di voler davvero il BT.
Con la creazione di
una una struttura esclusivamente dedicata al BT, dotata di mezzi e conoscenze
tali da poter supportare il sistema, che non è ne sconfinato e ne
particolarmente complesso, il tutto, naturalmente, in funzione di quanto il
sistema stesso produce.
Non ci sono più
alibi: o il movimento viene messo in condizione di funzionare, attraverso una
riforma strutturale, o, inevitabilmente, ce ne saranno delle belle.
Buone Feste a
tutti.
IL DUCA